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Alta Val Tanaro

Guida romantica per i villeggianti

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Pare farlo apposta, una volta giunto a Ceva, a piegare a nord ovest per descrivere un arco che abbraccia le Langhe. Sotto il ponte della statale il Tanaro, uscito dalle gole pietrose dei Rocchini, ha già cambiato aspetto, da cordame contorto in flutti spumosi si è fatto nastro di raso e neanche le acque della Cevetta, che lo raggiungono subito dopo, lo movimentano un po’. Tira quasi dritto verso Piantorre, poi inizia un percorso tortuoso per bordeggiare, come un veliero, le colline del vino.

Sembra procedere senza meta tra calanchi e argille erose che ne intorbidiscono le acque e, forse senza saperlo, si allontana dalla Bormida, che sposerà, come dice Manzoni, solo dopo un tempo lunghissimo, infinite divagazioni tra Monferrato e campi coltivati, lanche e golene alberate, affluenti che ne aumenteranno la portata e dighe che lo deprederanno.

Parrebbe quasi una storia d’amore contrastata… Quando il Tanaro è a Ceva, la Bormida con il suo ramo occidentale attraversa Millesimo, a pochi chilometri in linea d’aria (mentre con l’altro, che sempre Bormida si chiama, bagna Cairo Montenotte), ma i due fiumi si uniscono solo nelle terre alessandrine, vicino a Pavone, e insieme, finalmente, corrono verso il Po che li condurrà nel Delta tra romantici casoni di pesca e praterie di salicornie.

Forse mi piacerebbe seguire il corso del Tanaro verso la Bormida, ma è alla sua parte alta che si rivolge questo libro. Lasciate allora che vi conduca a ritroso verso il vero inizio della storia, tra gole rocciose e cascate ghiacciate.

 

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