Lorenza Russo
Libri
GIROTONDO ALPINO
IN auto tra Cozie e Marittime
Mai avrei pensato di andar per monti in auto.
Nei lunghi anni dolomitici ho calpestato chilometri di sentieri e percorso migliaia di metri di dislivello, chissà dove sarei arrivata se non mi fossi fermata ogni volta, se avessi continuato a camminare senza tornare a casa, giorno dopo giorno, salendo metro dopo metro. Forse avrei raggiunto Venere, che è il pianeta più vicino alla Terra. Sicuramente sono stata anche sulla Luna, quei giorni nella conca di Fanes, tra pallide rocce affusolate e ghiaie chiare, o al Rifugio Biella, una notte in cui la Croda del Becco illuminata dal nostro satellite era divenuta color del latte e la camerata in cui dormivo una navicella spaziale. Ancora mi chiedo perché non sono uscita a passeggiare sospesa in quel chiarore meraviglioso…
Nei boschi ho trascorso lunghe ore solitarie, in ascolto e in silenzio come in un tempio. Ho inalato essenze balsamiche, raccolto pigne, incontrato caprioli, tassi e vipere, mi sono messa pancia a terra per cogliere, senza romperlo, un porcino che era cresciuto attaccato ad una ceppaia. Alla sera avevo le unghie nere, il profumo di muschio addosso e le formiche ovunque. Ho immaginato fauni, ninfe e spiriti ancestrali, mi sono persa e ho avuto paura del buio.
Ho esplorato così a lungo le Dolomiti e ora mi sento un po’ dolomitica anche io, una guglia alta e sghemba che si guarda intorno assorta.
A un certo punto dal nordest mi sono trovata nel nordovest, e ho messo altre radici in riva al mare. Anche se era ovvio che gli avrei voltato le spalle, in cerca di nuove cime da esplorare e di altri boschi di conifere in cui perdermi. Oltre la catena dei Monti Liguri, sfiorando colline di vigneti pettinati, sono arrivata a Cuneo, che come un sole irradia tante valli. E lassù ho conosciuto le strade più straordinarie delle Alpi.
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OLTREMARE
Di valle in valle nel Ponente estremo
L’estremo Ponente è un regno arcaico di paesi di pietra in bilico su pendii brulli grigioverdi e su distese tremolanti di ulivi d’argento. Fermo ad un suo tempo interiore, immutabile. È un affresco in una chiesa campestre, un polittico prezioso, un Giudizio universale terrificante, un ponticello a schiena d’asino, un torrente che scava una forra. È una torre di avvistamento puntata verso il mare, una meridiana dipinta, è una rete di castelli diroccati. È rito ancestrale per celebrare il passaggio delle stagioni, flusso denso di olio dorato, processione di flagellanti incappucciati, fascio di erbe selvatiche raccolto da streghe sapienti. È filari di viti messe a dimora sulle fasce dei benedettini che hanno inventato la pianura in un mondo verticale. È un lembo di terra strategica conteso da sempre, una strada militare sulla cresta delle montagne, è la neve delle Alpi più vicine al mare, una via del sale che si arrampica sui crinali, un sentiero tra le spine per i contrabbandieri, un borgo attraversato dalla transumanza, una pecora con le corna a ricciolo. È un artista di Bussana, una parrocchiale scoperchiata dal terremoto, è ardesia, un passaggio voltato, una partita di pallone elastico. È la sabbia fine, gli alberghi Liberty sulla spiaggia, il Festival della canzone italiana. Lì, dove l’Italia finisce. È palme e fiori, è l’arco del sole, l’attesa di un confine. È distanza. È dialetto imperiese, lingua brigasca, cucina bianca, pane di Triora, bruss, baci di Alassio, stròscia e piscialandrea. È il Far West.
LANDA D' AUTUNNO
Strade solitarie tra Erro e Bormida
Un mare di colline mi attrae tra le sue onde verdi che sbattono su rocce purpuree e calanchi vetrosi. Come gabbiani bianchissimi, minuscole chiese si appoggiano sulle alture, visibili da lontano e segnano uno dei tanti orizzonti di una landa solitaria bagnata da fiumi e torrenti in discesa verso la pianura.Per questo mondo di mezzo, dove l’Appennino abbozza le sue prime forme,non ho un nome. O meglio, ne ho tanti, Bormida di Millesimo, Bormida di Spigno, Alto Monferrato, Alta Langa, valle dell’Erro… C’è sempre stato? Anche gli scorsi anni? Non ne sono così sicura, perché me ne sono accorta solo da poco, affacciandomi oltre il bordo della provincia di Savona, nella quale vivo. Mi ha stupito, calmato, sedotto e rigenerato. Si è materializzato, come d’incanto si è disegnato sull’ atlante che tengo sempre in auto. Eccolo, compreso tra le ultime Bormide e i prati lunghi della Badia di Tiglieto. Il Beigua e le sue balze boscose lo separano dal mare. Quante stradine, spesso bianche, sterrate… A parte due provinciali importanti, è una ragnatela di percorsi minori. I paesi, quelli scritti in grassetto, sono Monesiglio, Cortemilia, Bistagno, Sassello, Spigno, per il resto mi sembrano posti così piccoli che u nome non ci sta. Dal vertice di questo triangolo, Acqui Terme emana vapori bollenti e sulfurei.Stasera sono a casa, dalla costa soffia una libecciata violenta e l’aria, anche qui nell’ entroterra, è salmastra. Meraviglie del Finalese, stare in campagna sentendo il profumo del mare, passare dalla sabbia ai boschi bui di lecci in un attimo. Sì, è un posto meraviglioso, il più bel nido che io abbia mai avuto.Però riguardo le foto fatte durante il giorno, in un’esplorazione da Sassello,e mi prende una malìa per quelle terre cui non voglio resistere. Sento che quei posti mi mancano già e come sirene suadenti mi inducono a tornare. A tornarci presto. L’indomani, alle otto, sono già in macchina.
MI PORTI IN VALBORMIDA?
Guida stradale e turistica
Ogni notte, quale un immenso animale estinto, la Val Bòrmida ispida di latifoglie sonnecchia distesa tra Liguria e Piemonte. I venti, che dalla galleria di Melogno si incanalano nell’oltregiogo, fanno fremere la cresta di antiche rocce che separa il ramo occidentale da quello orientale e tengono in allerta i lupi, che in ogni sbuffo d’aria annusano richiami e minacce…
Inizia così, in tono fiabesco, la guida a una valle poco conosciuta e frequentata, percorsa soprattutto per arrivare sulla costa o per raggiungere le Langhe. Distesa tra Liguria e Piemonte, la Val Bòrmida è innanzitutto un luogo di fascino, immerso in un suo tempo interiore. Quattro brevi itinerari automobilistici portano a scoprire bellezze dimenticate e raccontano storie antiche. Una ricca lista di indirizzi permette di fermarsi, per un pranzo, una cena, una notte o forse di più.
Itinerari Alternativi da Milano alla Liguria
MILANOMARE
Le mie divagazioni appenniniche tra Lombardia e Liguria sono state precedute da eterne letture dell’Atlante stradale, per inventare un nuovo percorso ottocentesco verso il mare…Ho imparato che un centimetro di strada della scala 1:200.000 può tradursi nella realtà in mezz’ora di guida su asfalto sconnesso, spesso senza parapetti e senza indicazioni. Quanti bivi senza cartelli. Quanti cartelli arrugginiti e quasi illeggibili. Ho attraversato e visitato decine di piccoli paesi e borgate. Alcuni abbandonati, altri vivi di gente. Mi sono fermata in bar, trattorie, su una panchina, vicino a una fontana, sul sagrato erboso di chiese campestri. A volte ai margini di una strada, mangiando quello che mi ero portata da casa. Ho appoggiato la schiena ai muri caldi di sole. C’era un silenzio arcano e profondo.
Se ora guardo l’Atlante, quel reticolo di percorsi in una orografia tormentata di gobbe, creste e valli mi sembra tridimensionale, la carta diventa plastico e rivedo certi tratti di strada, ricordo molti paesi, tanti paesaggi e rivivo certi momenti, anche insignificanti. Il corpo non dimentica la stanchezza, il mal di schiena dopo ore al volante, il senso di nausea dopo centinaia di curve. Ma la mente, e l’anima, ancora si nutrono della ricchezza di quei viaggi che avrei voluto infiniti.
CAMMINA, CAMMINA
Dopo anni di attesa è uscita la raccolta di favole dedicate ai prodotti enogastronomici del Ponente ligure e illustrate dai disegni deliziosi di Caterina Pini. Il libro è rimasto molti anni nel cassetto, poi l’amico Raffaele Corrado ha scelto di pubblicarlo per far pubblicità al suo nuovo agriturismo, “Il Pernambucco della Contessa”. Fin dal primo anno il territorio finalese, con i piccoli borghi di pietra e i castelli, mi aveva trasmesso l’impercettibile sensazione di vivere in una fiaba e il desiderio di scriverne anche io una. Ma non volevo personaggi normali, sarebbe stato troppo facile. Girando tra le sagre di quell’estate ormai lontana, dedicate a aglio, olio, melanzane e a vini locali, ho pensato che forse i personaggi potevano essere proprio loro, i prodotti. E così ho iniziato a volare con la fantasia. Ogni favola è completata da una scheda tecnica che illustra le caratteristiche dei prodotti-personaggio. Che sono reali, quindi. E buonissimi.
CANTASTORIE
Il viaggio dalla costa verso l’interno mi conduce a ritroso ad un mondo soffuso in una dimensione temporale indefinita, che non è più solo oggi. Il Finalese sta lì, sospeso tra l’orizzonte liquido e la catena dei Monti Liguri, e vena il suo presente con un passato remoto ancora fortemente palpabile.
Questo entroterra è un luogo con le forme del tempo. Non me ne sono accorta subito, la bellezza di una natura dolce, placida e arcaica mi ha tolto il fiato e per qualche anno ho visto solo sentieri e pareti di roccia, grotte, boschi e torrenti, fiori, cespugli e rocche affusolate. Oggi cammino volentieri vicino ai borghi di pietra, mi piace carpire frammenti di queste vite appartate, che a volte sembrano quasi ferme in una foto color seppia. Altre storie, quelle di questo libro, sono inanimate ma pulsano ancora di vita. Il Finalese smette di essere solo paesaggio e diventa un teatro in cui vanno in scena i racconti di chi lo ha abitato prima di me.
A volte c’è bisogno di tempo per sentire la voce spenta dei luoghi. Oggi il Finalese è un cantastorie che non smetterei mai di ascoltare.
AUTOBIOGRAFIA FINALESE
Guida sentimentale ai luoghi del Finalese e alla loro vita
Un racconto per capitoli di un territorio eccezionalmente ricco e vario, non solo da un punto di vista geografico. Il Finalese è vita di mare, di arrampicata, di passeggiate nella macchia e di borghi medievali, ma è soprattutto un luogo in cui c’è sempre tempo per fare altro, perché il territorio è compatto. È un mondo declinato in una varietà di paesaggi che si armonizzano ai diversi toni dello spirito e avvolto in una dimensione temporale insolita e affascinante. È una realtà che si frammenta cambiando prospettiva, è un sentimento che muta di intensità a seconda del clima. Questo libro ne descrive i luoghi, cercando di restituirne l’anima. Un libro gradevole da leggere, ma anche da usare come guida escursionistica, grazie alla comoda appendice di Istruzioni per l’uso.
PALLIDI NOMI DI MONTI
Il libro nasce da una tesi di laurea sulla toponomastica ampezzana: studiare i nomi di una zona è un modo affascinante di avvicinarsi alla cultura locale, perché i toponimi non sono mai stati dati a caso, ma anzi rispecchiano una realtà storica e geografica non sempre evidente ad uno sguardo distratto. Un nome di luogo ripete la forma di una montagna, il tipo di vegetazione forse non più presente, racconta un episodio o adombra usanze e tradizioni oggi sfumate. I risultati del lavoro universitario sono organizzati in 40 itinerari alla portata di buoni escursionisti, ma anche di semplici passeggiatori in erba. È un libro per turisti curiosi di sapere perché quel monte lassù, o quel bosco fresco che hanno appena attraversato, si chiamano in un certo modo. Un libro da consultare dopo una gita e che può ispirare l’idea di nuovi itinerari da affrontare in questa inedita prospettiva.
La Cooperativa di Cortina, Regole d’Ampezzo e Cassa Rurale Artigiana, 1994 (esaurito)
BESTIARIO D`AIAL
Dal lungo rapporto con i Monti Pallidi è nato anche il libretto di favole Bestiario d’Aial, scritto e illustrato dall’autrice. Le storie, ambientate nei boschi di Cortina d’Ampezzo, hanno il testo a fronte in dialetto ampezzano, infatti il Bestiario è stato pensato per gli allievi della Scuola elementare di Cortina che spesso non conoscono la natura della valle in cui abitano. Le favole sono originali, inventate spesso sulla base dei nomi di luogo che alludono alla presenza di molti animali selvatici nelle sterminate foreste che coprono lo spicchio meridionale della conca ampezzana.
Comune di Cortina d’Ampezzo, 2003
DOVE NEL FINALESE
Il meglio di osterie, locande, agriturismo e prodotti tipici
Una guida dedicata al Finalese, triangolo di terra appoggiato sul Mare Ligure, sospeso tra la costa e i monti, che offre una cucina con ricette di mare e di terra. Una guida pensata per chi, quando esce dalla città, cerca qualcosa di totalmente diverso e “lontano”, per staccare da ritmi e abitudini pesanti, senza spendere troppo. Una guida scritta per mostrare che è possibile concedersi una vacanza particolare senza andare in rovina. In qualsiasi stagione.
Cda&Vivalda editori, Torino, 2003
CAMMINARE IN MONTAGNA
Camminare in montagna è una pratica antica quanto l’uomo. Negli ultimi due secoli è diventata non più soltanto una necessità e chi va sui monti lo fa, si spera, per piacere. Questo libro è rivolto a chi vuole lasciare le sue impronte sui sentieri italiani di collina e di montagna, attività che richiede qualche regola, una certa preparazione fisica, un’attrezzatura ridotta e una conoscenza dell’ambiente. Il modo di camminare raccontato è classico, o forse fuori moda, e prevede un cammino lento che è anche osservazione del mondo naturale e culturale in cui si svolge, in modo che la passeggiata non sia più soltanto un percorso con un punto di partenza, uno di sosta e uno di arrivo, articolato in una fredda scala altimetrica… Il manuale offre le linee-guida dell’escursionismo e propone una serie di itinerari, dalle Dolomiti all’Asinara, tra Alpi, Appennini e rocce costiere, sulle tracce della storia e di quel numero infinito di persone che ha camminato sulle montagne italiane prima di noi: pastori, pellegrini, eretici, mercanti, sovrani ed eserciti. I sentieri conservano la memoria di chi li ha tracciati e di chi li ha percorsi. I sentieri sono il filo rosso che lega l’uomo satellitare al suo antenato, sono la filigrana della storia dei monti.
INDICE. Prepararsi al cammino – Programmare l’escursione – Guida all’orientamento – In cammino – Gli itinerari - Termini tecnici.
Hoepli, Milano, 2008
CAMMINARE NEI BOSCHI
Chi entra in un bosco inizia un viaggio alla scoperta di un mondo sconosciuto, velato per tradizione, ma anche per la sua propria essenza, da un’aura di impenetrabilità. Il bosco è la dimensione più intima della montagna, la più privata ed è l’ambiente primigenio, il luogo storico in cui l’uomo ha stabilito il primo contatto con la natura incolta. Tempio vegetale in cui gli antichi scrutavano e veneravano il mistero dell’esistenza, poi altra faccia della realtà umana in cui si materializzavano le paure ancestrali e si realizzava l’incontro con le ombre dell’inconscio e con il pensiero selvaggio, rifugio, infine, per i monaci e per quanti cercavano quel “desertum” necessario al nutrimento dello spirito. Meraviglioso scenario naturale e simbolico nelle pagine della letteratura e nelle immagini di grandi film, il bosco è oggi uno degli elementi essenziali all’equilibrio del pianeta e come tale è oggetto di cura e protezione. Muovendo da un veloce excursus storico sulle foreste italiane, il volume dedica ampio spazio alla descrizione degli aspetti vegetazioni e faunistici del bosco odierno, senza trascurare le attività lavorative che vi si svolgono. Sei itinerari italiani, ciascuno dedicato a una diversa specie arborea, dalle faggete del Ponente ligure ai boschi di betulle alle falde dell’Etna, completano il volume.
INDICE. I boschi nella storia, nelle leggende e nelle fiabe – La vegetazione – I funghi – L’acqua e le zone umide – La fauna – L’uomo nel bosco – I boschi nelle quattro stagioni – Itinerari boschivi – Appendici: il bosco nei libri e il bosco nel cinema. Glossario.
Hoepli, Milano, 2012